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       Anniversary Vajont 1963 - 2013

 

9 OTTOBRE 1963 UNA CATASTROFE IMMANE, UNA TRAGEDIA UMANA

L'evento fu dovuto ad una frana caduta dal versante settentrionale del monte Toc, situato sul confine tra le province di Belluno (Veneto) e Udine (all'epoca dei fatti, ora Pordenone, Friuli-Venezia Giulia), staccatasi a seguito di un inopportuno innalzamento del lago artificiale oltre quota 700 metri (slm), che combinato a una situazione di abbondanti e sfavorevoli condizioni meteo (forti precipitazioni), sommato a gravi negligenze, consapevoli e colpevoli, nella gestione dei possibili pericoli dovuti al particolare assetto idrogeologico del versante del monte Toc, innescò il disastro.

Alle ore 22.39 di quel giorno, circa 270 milioni di m³ di roccia (un volume quasi triplo rispetto all'acqua contenuta nell'invaso) scivolarono, alla velocità di 30 m/s(108 km/h), nel bacino artificiale sottostante creato dalla diga del Vajont (che conteneva circa 115 milioni di m³ d'acqua al momento del disastro), provocando un'onda di piena tricuspide che superò di 100 m in altezza il coronamento della diga e che in parte risalì il versante opposto distruggendo tutti gli abitati lungo le sponde del lago nel comune di Erto e Casso, in parte (circa 25-30 milioni di m³) scavalcò il manufatto (che rimase sostanzialmente intatto seppur privato della parte sommitale) riversandosi nella valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i suoi limitrofi. Vi furono 1910 vittime di cui 1450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e quasi 200 originarie di altri comuni.

Lungo le sponde del lago del Vajont, vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè e la parte bassa dell'abitato di Erto. Nella valle del Piave, vennero rasi al suolo i paesi di Longarone, Pirago, Maè, Villanova, Rivalta. Profondamente danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo, Fortogna, Dogna e Provagna. Danni anche nei comuni di Soverzene, Ponte nelle Alpi e nella città di Belluno dove venne distrutta la borgata di Caorera, e allagata quella di Borgo Piave.

Nel febbraio 2008, nel corso della presentazione dell'Anno internazionale del pianeta Terra (International Year of Planet Earth) dichiarato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 2008, il disastro del Vajont fu citato - assieme ad altri quattro - come un caso esemplare di "disastro evitabile" causato dalla scarsa comprensione delle scienze della terra e - nel caso specifico - dal «fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare»

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LA RICOSTRUZIONE

Un prodigioso impegno delle comunità locali ha permesso di recuperare territorio e tessuto socio economico. Attraverso una serie di leggi speciali è stato possibile farlo, avviando iniziative economiche che hanno attratto anche emigranti di ritorno, bloccando, di fatto, ogni fenomeno di emigrazione e strutturarlo con adeguata viabilità e infrastrutture di primo e secondo livello, garantendo logistica all’industria e sostegno alla vocazione turistica dell’area bellunese e friulana.

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IL VALORE TECNICO E SCIENTIFICO

La pluridisciplinarità contenuta nella storia del “Vajont” rappresenta un valore straordinario per ricercatori tecnici, scientifici, umanistici e culturali. Il “Vajont” ha costituito la struttura sulla quale si sono innestate una serie di problematiche complesse e di novità che hanno caratterizzato un’ampia area geografica del nordest e attraverso il quale la storia del 20 secolo, in queste Regioni, ha subito una “scossa” imprevedibile. Oggi sono interessati al Vajont quasi tutti gli ordini professionali. Si pensi alle sentenze, alle procedure amministrative e autorizzatorie, alla cause civili, al processo penale, alla progettazione di un opera ciclopica e al suo impatto territoriale, alle attività di ricerca geologica, alle attività di soccorso (che sono state apripista del sistema di protezione civile in Italia), alla pianificazione territoriale e all’urbanistica, agli interessi accademici e, ancora, ad una infinità di peculiarità alle quali sono interessate scolaresche, studenti per tesi di laurea, il mondo culturale per costruire eventi culturali e spettacolari. Oggi l’area del Vajont è visitata annualmente da centinaia di delegazioni nazionali e internazionali per motivi di studio e ricerca e da oltre 100 mila visitatori attratti dalla ricaduta mediatica delle opere teatrali di Marco Paolini, cinematografica di Renzo Martinelli, storica di Tina Merlin, dalle visite, in epoche diverse, del Presidente della Repubblica. Occorre sottolineare che il “Vajont” non è promozionato con misure di marketing, ma solo attraverso il “passaparola”.

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IL VALORE MORALE

Il valore morale per queste comunità di Longarone, Erto e Casso, Castellavazzo e Vajont, in provincia di Belluno e di Pordenone, rappresenta l’anima di ogni attività svolta. Tutto in questo territorio si rapporta al 9 ottobre 1963. La comunità internazionale riconosce in questa storia un valore di riferimento per ogni iniziativa di sviluppo che implichi incidenze ambientali e territoriali. Un vero monito, umanitario e universale.

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LA MEMORIA – IL MONITO – L’ARCHIVIO DIFFUSO

E’ la sottolineatura che nel quotidiano, in queste comunità, richiama quanti a diverso titolo operano in ambiti territoriali delicati, ponendo in parallelo la causa con l’effetto e ne rafforza il monito contro le speculazioni, le leggerezze e le superficialità, troppo spesso presenti nelle attività umane quando il profitto è un obiettivo.

Per le comunità colpite, tutto questo rappresenta una missione da coltivare per i secoli che verranno.

Nasce così l’idea del Prof. Maurizio Reberschak, docente universitario e storico, di realizzare un Archivio Diffuso del Vajont che ne raccogliesse tutta la documentazione in un unico punto di consultazione, ormai insostituibile quale la “rete” web.

L’obiettivo complessivo del progetto mira alla individuazione e costituzione di un globale “Archivio Vajont” diffuso in varie e diverse sedi, di cui l’Archivio processuale costituisce il punto di partenza iniziale e gli altri archivi sostegni complementari e imprescindibili per una strategia di ricerca scientifica coinvolgente molteplici discipline, di cui la Fondazione Vajont (www.fondazionevajont.org) sarà il punto unificante di riferimento, impostazione e direzione. Si pensa a realizzazioni in grado di coinvolgere enti e istituti di ricerca a livello internazionale, soprattutto nelle sedi universitarie. L’Archivio diffuso del Vajont dovrebbe divenire un vero e proprio “sistema” di archivio, mediante l’individuazione, l’inventariazione, lo studio della documentazione presente in numerosi archivi esistenti in diverse realtà territoriali, che a diverso titolo hanno subito incidenze dalle conseguenze dovute alla catastrofe del 1963.

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CINQUANT’ANNI DOPO

L’occasione del cinquantesimo anniversario della catastrofe che ricorre nel 2013 rappresenterà per le popolazioni del Vajont il momento per consegnare solennemente alla storia la loro tragedia, fatta di dolore, sofferenza e ingiustizie, ma anche di solidarietà, orgoglio e rinascita. Il 2013 dovrà essere segnato, con assoluta oggettività, da tutti questi aspetti che hanno caratterizzato il Vajont e far sintesi di tutte quelle iniziative tese a marcarne la “memoria”. E’ una grande occasione proprio per far sintesi e offrire alla nostra comunità e alle nuove generazioni il forte messaggio che la tragedia del Vajont rappresenta nel mondo. E’ questa la ragione dell’impegno delle quattro amministrazioni civiche, anzitutto, che si stanno prodigando per dare visibilità alla ricorrenza programmando un calendario celebrativo che permetta di richiamare l’attenzione sul Vajont attraverso proposte diversificate, poliedriche e di spessore. La volontà è di caratterizzare le attività culturali, prima di tutto, ma poi anche di diverso ambito, così da sensibilizzare il più ampiamente possibile ogni spazio delle attività umane, così che il messaggio possa lasciare, veramente, un segno profondo.

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